La Biomimesi, consiste nell’imparare, prendere ispirazione ed imitare le strategie presenti in natura per risolvere problemi progettuali concreti. Sviluppare innovazione in ottica efficiente ed efficace è solo uno dei vari input. Questa pratica si basa su tre concetti fondamentali: Emulazione. Lo studio dei sistemi replicabili in progetti rigenerativi; Ethos. La filosofia del funzionamento della vita; (Ri)Connettersi. La comprensione della complessità delle infrastrutture di rete presenti nell’ambiente per progettare consapevolmente sfruttando le strutture biologiche.
Sezione guida: Biopolimeri e soluzioni nature-based
I destini dei biopolimeri
Spesso, si dà per scontato il reintegro di alcuni biopolimeri nel cosiddetto ciclo biologico, tuttavia vanno fatte delle chiare distinzioni. Solo i biopolimeri compostabili tornano, sottoforma di compost (ottenuto in impianti industriali), in questo ciclo. In un’economia circolare tuttavia, l’obiettivo primario è generare la circolarità del prodotto, allungandone la vita utile senza passaggi di downcycling. Il tema sul fine vita dei biopolimeri è molto dibattuto e complesso. Per definire delle indicazioni generali sul trattamento di questi materiali in Italia è nato Biorepack, settimo consorzio CONAI.
I biopolimeri
Questo argomento, complesso ed articolato, racchiude varie questioni. Secondo l’European Bioplastics Association, un materiale si definisce “bioplastica” se è bio based, biodegradabile, compostabile o presenta una combinazione di queste proprietà, tuttavia l’una non implica le altre. Per essere chiari: Bio-based, materiale che ha origine in parte o totalmente da biomasse; Biodegradabile, materiale che in un processo chimico naturale, si trasforma in sostanze naturali. La biodegradabilità non dipende dall’origine delle materie prime. Compostabile, materiale che si decompone in condizioni specifiche, trasformandosi in sostanze naturali. Prima di inserire i biopolimeri in una produzione, è necessaria un’attenta valutazione caso per caso ed uno studio sulle implicazioni del materiale. Per esempio, elevati spessori complicano ed impediscono la biodegradazione. Inoltre questi materiali sono disponibili solo per le tecnologie produttive, indicate dal produttore.